Università di Pisa

Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale

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Con grande piacere è stato possibile presentare un poster dedicato agli strumenti storici della collezione del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale (DCCI) dell’Università di Pisa al convegno di Chemistry for Future 2025, ospitato dallo stesso dipartimento [Visualizza Poster]. La nostra presenza in una conferenza dedicata alle nuove frontiere della ricerca scientifica ci supporta nel portare avanti la nostra missione, che vuole servire, attraverso lo studio della strumentazione scientifica del passato inquadrata nel suo contesto storico-sociale, a sensibilizzare verso studi a orientamento scientifico e per aumentare la familiarità con la strumentazione di laboratorio e le conoscenti tecniche richieste per l’utilizzo della strumentazione scientifica moderna.
Nei primi mesi di ricerca sono già state portate alla luce notizie emozionanti, come ad esempio un documento autografo di Giuseppe Branchi, indirizzato al Rettore dell’università di Pisa nel 1836, in cui sono elencati gli strumenti scientifici in dotazione al laboratorio di chimica. Giuseppe Branchi è forse il primo studioso che si sia formato in maniera accademica in chimica a Pisa. Venne educato dal padre Nicola Antonio Branchi (1723–1810), medico di professione, che fu il primo studioso a ricoprire la Cattedra di Chimica istituita presso l’Università di Pisa nel 1753. L’interesse di padre e figlio era rivolto in particolare al comportamento dei gas infiammabili e del fosforo, con un focus sull’interazione tra la luce e alcune sostanze. Ciò potrebbe spiegare perché la collezione del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale sia orientata principalmente verso strumenti destinati allo studio della materia tramite l’uso della luce.
Tra gli oggetti presenti nella collezione è stato presentato il Rifrattometro Universale realizzato da Carl Pulfrich databile intorno al 1927. Il rifrattometro di Pulfrich misura l’indice di rifrazione di solidi e liquidi analizzando l’angolo critico (ε) di riflessione totale interna tra un prisma di indice di rifrazione noto e il campione incognito. Il campione viene posto a contatto con un prisma di vetro con indice di rifrazione noto, N. La luce passa dal campione al prisma di vetro. Osservando il confine tra la zona illuminata e quella in ombra, è possibile leggere direttamente sull’apparecchio, l’angolo critico, indicato con ‘i’. Attraverso una semplice relazione matematica, si può così determinare l’indice di rifrazione del campione incognito, n.
Il rifrattometro Pulfrich è stato sicuramente uno strumento che ha saputo rispondere alle necessità analitiche di molti, quando è stato messo in commercio, grazie alla grande versatilità (poteva analizzare sia solidi che liquidi) e alla possibilità di controllare la temperatura di utilizzo. Non ha saputo però sopravvivere alla prova del tempo, l’eccessiva complicazione dell’apparato e la conseguente difficile manutenzione hanno fatto preferire strumenti meno versatili ma più semplici, come il rifrattometro di Abbe che è ancora oggi usato nelle sue versioni moderne nei laboratori di analisi.
Ci sarebbe molto altro da aggiungere, di Pulfrich che lavorò insieme a Max Plank per riordinare le pubblicazioni postume di Rudolf Clausius, di Ernst Abbe che, tra l’impegno di socialista e l’invenzione del suo rifrattometro, scoprì anche la variabile casuale Chi Quadrato. Ci sarebbe molto altro da raccontare su queste figure di scienziati poco ricordati, ma ci sarà occasione in uno dei prossimi contributi sul nostro sito.